Recensione di Maurizio Vanni
Tracciato esistenziale
Una delle questioni che un critico d’arte si pone nel corso del tempo è quella di capire se l’arte visiva possa essere considerata un’indagine più o meno controllata di un mondo sconosciuto, oppure se sia l’espressione artistica ad essere uno strumento misterioso e imprevedibile che, a disposizione degli stati d’animo e delle emozioni dell’artista, ci permette di comprendere in modo originale e non convenzionale le dimensioni dell’universo.
Nel caso di Giampaolo Territo non saprei quale delle due risposte accogliere; infatti, se da una parte ci troviamo di fronte a composizioni che suggeriscono dimensioni certamente intangibili, pretendendo un coinvolgimento attivo da parte del pubblico, dall’altra è la modalità con cui lavora a offrire spunti soggettivi di una realtà esterna che sembra essere interpretata o completata attraverso l’utilizzo di segni, simboli, gestualità, colori, luci e spazi.
Nonostante il suo avvicinarsi al “Color Field Painting” degli anni Quaranta e Cinquanta laddove enfatizza il gesto, comprime il colore rendendolo piatto e uniforme, esalta gli stati d’animo e struttura il lavoro attraverso una consapevole sintesi compositiva, è nella scelta dei formati – mai eccessivamente grandi –, nel suo intimismo controllato e, soprattutto nell’utilizzo emotivo della luce che ne prende le distanze. Nella sua artificiosità, è proprio la luce a scandire il ritmo dell’esperienza estetica che ci troviamo a vivere di fronte alle sue carte.
La sua non può essere considerata una “pittura d’azione” basata sulla libera espressione di sé – nonostante contempli una libera gestualità occasionale, anche se mai del tutto improvvisata –, ma una sorta di elaborazione formale legata al “qui e ora”, un tracciato esistenziale che si apre a due percorsi percettivi. Come un sismografo, Territo ci pone di fronte alle condizioni essenziali di una vita che ci rende sempre più vulnerabili, riflettendo su questioni spazio-temporali e sul destino del genere umano. Al tempo stesso, ogni sua opera diventa uno stargate dimensionale, un passaggio verso dimensioni intangibili che conduce dalla superficie delle cose alla loro essenza.
Lo spazio, indefinito ed estraneo alla quotidianità, è cadenzato da tratti ancestrali, quasi “graffiati” sulla carta, in cui campiture cromatiche monocrome esaltano l’utilizzo di gestualità tendenzialmente scure che spostano la nostra attenzione verso i valori immateriali della composizione. È proprio nelle dimensioni dell’oltre che il rapporto tra luce, colore, segno e superficie diventa imprevedibile a tal punto da obbligare il fruitore a intraprendere un viaggio in se stesso prima di incontrare il cuore e l’anima dell’artista.
Review by Maurizio Vanni
Existencial track
As art critics we often ask ourselves whether visual art can be considered a more or less controlled investigation of an unknown world, or whether artistic expression is a mysterious and unpredictable tool that, at the disposal of the artist's moods and emotions, allows us to understand the universe dimensions in an original and unconventional way
As for Giampaolo Territo, I am not able to define which of the two answers to accept.
In fact, on the one hand we are faced with compositions suggesting intangible dimensions and demanding an active involvement on the part of the public, but onthe other one his painting method offers subjective hints of an external reality that seems to be interpreted or completed through the use of signs, symbols, gestures, colours, lights and spaces.
Despite his closeness to the “Colour Field Painting” of the 1940s and 1950s ( he emphasises the gesture, compresses the colour making it flat and uniform, enhances work moods and structures through a conscious compositional synthesis ) it is in his choice of formats - never excessively large -, in his controlled intimism and, above all, in his emotional use of light that he distances himself from it. In its artificiality, it is precisely light that punctuates the rhythm of the aesthetic experience we are subjected to in front of his paintings.
Territo’s painting cannot be considered an “action painting” based on free self-expression - although it contemplates occasional, though never entirely improvised gestures -, but a kind of formal elaboration linked to the “here and now”, an existential outline that opens up to two perceptive paths. Like a seismograph, Territo confronts us with the essential conditions of a life that makes us increasingly vulnerable, reflecting on space-time issues and the fate of mankind. At the same time, each of his works becomes a dimensional stargate, a passage to intangible dimensions that leads from the surface of things to their essence.
The space, undefined and alien to everyday life, reveals a rhythm marked by ancestral, almost ‘scratched’ lines on paper, in which monochrome colour fields enhance the use of gestures that tend to be dark, shifting our attention towards the immaterial values of composition. It is precisely in the dimensions of the beyond that the relationship between light, colour, sign and surface becomes unpredictable to such an extent that the viewer is obliged to embark on a journey within himself before encountering the heart and soul of the artist.
Recensione di Pino Modica
ll linguaggio pittorico di Giampaolo Territo oscilla costantemente tra gestualità e tecnica,
ll segno impresso sulla superficie ci indica una traccia di scrittura che corre, con memorie ancestrali, ai primordi della nostra esistenza per riportarci, attraverso una scannerizzazione computerizzata, al nostro tempo.
ll segno diventa scrittura, un archetipo di scrittura che si esalta attraverso le campiture di colore che dividono lo spazio.
Ogni opera di Territo è un racconto che parla di noi, di ciò che siamo "oggi", un racconto in cui la parola è sempre più filtrata dalla macchina (cellulari, computer ecc.). Ma ecco che ogni tanto emerge dal foglio un segno, uno scarabocchio, un appunto, come un lampo, crea un corto circuito dove fino ad un attimo prima c'era una rassicurante omogeneità.
In questo contesto, le campiture di colore rappresentano i nostri stati d'animo, le nostre emozioni; il segno che li attraversa, invece, è la nostra voglia di comunicare che si esprime attraverso una scrittura non definita ma che, proprio per questo diventa universale
Review by Pino Modica
Giampaolo Territo's pictorial language constantly oscillates between gestures and technique.
The mark imprinted on the surface indicates a trace of writing that runs, with ancestral memories, to the beginnings of our existence to bring us, through a computerized scan, back to our time. The sign becomes writing, an archetype of writing that is enhanced through the fields of color that divide the space.
Each of Territo's works is a story that speaks of us, of what we are "today", a story in which the word is increasingly filtered by the machine (smartphones, computers, etc.). But every now and then a sign, a scribble, a note emerges from the sheet, like a flash,creating a short circuit where until a moment before there was a reassuring homogeneity.
ln this context, the fields of color represent our moods, our emotions. The sign that runs through them, on the other hand, is our desire to communicate that is expressed through an undefined writing but which, precisely for this reason, becomes universal.
Recensione di Alessandra Rachini
ll linguaggio pittorico di Giampaolo Territo oscilla tra gestualità e tecnica, i graffiti che si susseguono e le memorie ancestrali sono riportati al presente.
L'uso del colore nero è rappresentazione dell'inconoscibile, del lato oscuro, di forze ancestrali, che si insinuano nella nostra vita. ll nero crea anche un forte contrasto emotivo, conferendo ai suoi lavori una possente intensità pittorica.
Le sue opere sono trapunte di graffiti, eseguiti con matite o pastelli, che costituiscono la parte didascalica, scritta in un linguaggio non codificato, una sorta di codice universale.
Un'altra costante è rappresentata dalle linee orizzontali e verticali, un pentagramma, che serve a catturare un istante e congelare idealmente un'emozione fugace.
L'apparente e rassicurante linearità è interrotta dal sogno, dall'emozione e, viceversa, la fantasia e la passione si scontrano con la necessità di creare un ordine, di fissare un momento, come se dentro di noi coesistessero, prepotenti, la voglia di sentire la parte oscura delle emozioni e quella di regolarle, addomesticarle.
Review by Alessandra Rachini
Giampaolo Territo's pictorial language oscillates between gestures and technique.
The graffiti that follow one another and ancestral memories are brought back to the present.
The use of the color black is a representation of the unknowable, of the dark side, of ancestral forces, which creep into our lives. Black also creates a strong emotional contrast,giving his works a powerful pictorial.
His works are graffiti quilts, executed with pencils or crayons, which constitute the didactic part, written in an uncodified language, a sort of universal code.
Another constant is represented by horizontal and vertical lines, a staff which serves to capture an instant and to ideally freeze a fleeting emotion.
The apparent and reassuring Iinearityis interrupted by dreams, by emotion and, vice versa, imagination and passion clash with the need to create an order, to fix a moment, as if the desire to feel the dark side of emotions and that of regulating ad taming them coexisted within us, overbearing.