Recensione di Pino Modica
ll linguaggio pittorico di Giampaolo Territo oscilla costantemente tra gestualità e tecnica,
ll segno impresso sulla superficie ci indica una traccia di scrittura che corre, con memorie ancestrali, ai primordi della nostra esistenza per riportarci, attraverso una scannerizzazione computerizzata, al nostro tempo.
ll segno diventa scrittura, un archetipo di scrittura che si esalta attraverso le campiture di colore che dividono lo spazio.
Ogni opera di Territo è un racconto che parla di noi, di ciò che siamo "oggi", un racconto in cui la parola è sempre più filtrata dalla macchina (cellulari computer ecc.). Ma ecco che ogni tanto emerge dal foglio un segno, uno scarabocchio, un appunto, come un lampo, crea un corto circuito dove fino ad un attimo prima c'era una rassicurante omogeneità.
In questo contesto, le campiture di colore rappresentano i nostri stati d'animo, le nostre emozioni; il segno che li attraversa, invece, è la nostra voglia di comunicare che si esprime attraverso una scrittura non definita ma che, proprio per questo diventa universale
Review by Pino Modica
Giampaolo Territo's pictorial language constantly oscillates between gestures and technique.
The mark imprinted on the surface indicates a trace of writing that runs, with ancestral memories, to the beginnings of our existence to bring us, through a computerized scan, back to our time. The sign becomes writing, an archetype of writing that is enhanced through the fields of color that divide the space.
Each of Territo's works is a story that speaks of us, of what we are "today", a story in which the word is increasingly filtered by the machine (smartphones,computers, etc.). But every now and then a sign, a scribble, a note emerges from the sheet, like a flash,creating a short circuit where until a moment before there was a reassuring homogeneity.
ln this context, the fields of color represent our moods, our emotions.The sign that runs through them, on the other hand, is our desire to communicate that is expressed through an undefined writing but which, precisely for this reason, becomes universal.
Recensione di Alessandra Rachini
ll linguaggio pittorico di Giampaolo Territo oscilla tra gestualità e tecnica, i graffiti che si susseguono e le memorie ancestrali sono riportati al presente.
L'uso del colore nero è rappresentazione dell'inconoscibile, del lato oscuro, di forze ancestrali, che si insinuano nella nostra vita. ll nero crea anche un forte contrasto emotivo, conferendo ai suoi lavori una possente intensità pittorica.
Le sue opere sono trapunte di graffiti, eseguiti con matite o pastelli, che costituiscono la parte didascalica, scritta in un linguaggio non codificato, una sorta di codice universale.
Un'altra costante è rappresentata dalle linee orizzontali e verticali, un pentagramma, che serve a catturare un istante e congelare idealmente un'emozione fugace.
L'apparente e rassicurante linearità è interrotta dal sogno, dall'emozione e, viceversa, la fantasia e la passione si scontrano con la necessità di creare un ordine, di fissare un momento, come se dentro di noi coesistessero, prepotenti, la voglia di sentire la parte oscura delle emozioni e quella di regolarle, addomesticarle.
Review by Alessandra Rachini
Giampaolo Territo's pictorial language oscillates between gestures and technique.
The graffiti that follow one another and ancestral memories are brought back to the present.
The use of the color black is a representation of the unknowable, of the dark side, of ancestral forces, which creep into our lives. Black also creates a strong emotional contrast,giving his works a powerful pictorial.
His works are graffiti quilts, executed with pencils or crayons, which constitute the didactic part, written in an uncodified language, a sort of universal code.
Another constant is represented by horizontal and vertical lines, a staff which serves to capture an instant and to ideally freeze a fleeting emotion.
The apparent and reassuring Iinearityis interrupted by dreams, by emotion and, vice versa, imagination and passion clash with the need to create an order, to fix a moment, as if the desire to feel the dark side of emotions and that of regulating ad taming them coexisted within us, overbearing.